Ci permettiamo solo di aggiungere che per la corona, lo Stato Maggiore Marina nulla risponde riguardo ai rostri ed all'ancora romana “di rosso” ed alle ombreggiature di nero-marrone nel sottocorona presenti, tuttora, in diverse pubblicazioni ufficiali edite dallo Stato Maggiore Marina mentre l'originaria blasonatura parla di “tutto d'oro”; per l'arme di Venezia, poi, non possiamo che riconfermare che, in scudo, il campo è “d'azzurro” e non “di rosso”, mentre il leone marciano figura “accovacciato, con la testa posta di fronte”, in Venezia chiamato “in moleca” e non nella positura di “passante”. Parimenti nulla osserva per le “tre piccole figure d'oro”, non meglio specificate, e addestrate al leone marciano, presenti nel campo di rosso dell'emblema veneziano e non blasonate nel R.D. del 25 aprile 1941, concessivo dello stemma, che secondo taluni, opportunamente, risulterebbero essere, invece, delle “granate fiammeggianti d'oro” e nemmeno per il “ristretto” raffigurante, si presume, la terra ed il mare, sul quale dovrebbe appoggiare il leone marciano; “ristretto” quanto mai approssimativo, confuso e sintetico, nel disegno. 27).
"Da sfatare, infine, come già ricordato, la diffusa convinzione che assegna sembianze bellicose al leone marciano che tiene il libro chiuso e che impugna una spada, posta in palo, con la punta rivolta verso l'alto o, meglio, che tale simbolo rappresenti la Veneta repubblica “in stato di guerra”. Tale credenza non trova nessun riscontro storico-araldico”. 28).
Siamo perfettamente coscienti che i tempi attuali sono meno sensibili al valore dei simboli ed alla scienza araldica; ci permettiamo, comunque, a futura memoria, blasonare, nella forma ideale, l'arme della Marina Militare Italiana, ritenendolo un atto di deferenza per quello che la nostra Marina ha rappresentato e rappresenta.
"Inquartato: nel 1° d'azzurro, al leone d'oro, alato e nimbato dello stesso, con la testa posta di fronte, accovacciato, tenente fra le zampe anteriori avanti al petto il libro d'argento, aperto, scritto delle parole a lettere maiuscole romane di nero PAX TIBI MARCE nella prima facciata in quattro righe, ed EVANGELISTA MEUS nella seconda facciata, similmente in quattro righe (Repubblica di Venezia); nel 2° d'argento alla croce di rosso (Repubblica di Genova); nel 3° d'azzurro alla croce d'argento, di otto punte, patente (Repubblica di Amalfi); nel 4° di rosso alla croce d'argento, patente e ritrinciata, con tre pomelli dello stesso, disgiunti dalle estremità dei bracci (Repubblica di Pisa). Lo scudo, orlato in filetto da un cavo torticcio d'oro, sarà timbrato da una corona formata da un cerchio, rostrato di sei (quattro visibili) e munito di due ancore romane (una visibile), sostenente quattro torri (tre visibili), merlate alla guelfa di tre, il tutto d'oro”.
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1) N. Papadopoli Aldobrandini, Il leone di San Marco, cit. pp. 294-295.
2) E. Concina, Le trionfali armate venete, Venezia 1972, pp. 133-137.
3) G.Galuppini - F.Gay., INSEGNE BANDIERE DISTINTIVE E STEMMI DELLA MARINA ITALIANA, due secoli di storia, in “Rivista Marittima”, n. 4 - Roma, aprile 1992, INSERTO. p. 64.
4) ibidem, p. 22.
5) ibidem, p. 27.
6) ibidem, p. 28.
7) ibidem, p. 29.
8) ibidem, pp. 59-60.
9) Regio Decreto 25 aprile 1941 - anno XIX E. F., n. 3107.
10) Per gli smalti dello scudo marciano, Domenico D'Acquino, nella sua opera: Giuoco d'Armi dei Sovrani d'Europa, così recita per l'insegna di Venezia: “Vedi colà de la Città di Marco sovra campo d'azzur d'oro il Leone”. (D. D'Acquino., Giuoco d'armi dei Sovrani d'Europa, Napoli 1678).
Giulio Cesare De Beatiano, nella sua pubblicazione: L'Araldo Veneto, descrivendo il “Blasone della Repubblica di Venetia, e de' Suoi Regni, e Stati”, per l'emblema della Serenissima, così annota: “Lo scudetto nel mezzo dello Scudo sopra il tutto, ò centro d'azurro con un Leone passante”. (G. C. De Beatiano, L'Araldo Veneto, overo Universale Armerista, mettodico di tutta la Scienza Araldica, Venetia, MDCLXXX, p. 271).
Vincenzo Coronelli, invece, asserisce: “Innalza Venetia per blasone in campo azzurro il leone di San Marco d'oro, il quale ha da essere alato; deve mostrare l'uno e l'altro occhio e tenere un libro aperto, nel quale si vede scritto PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS”. ( V. Coronelli., Viaggi, parte I, Venezia 1697).
Napoleone I, con lettere patenti 9 gennaio 1813, concesse alla “Buona Città di Venezia” il seguente stemma: “d'azzurro con la testa di leone alata d'oro, posto in maestà: terminato dal capo di verde colla lettera N d'oro posta nel cuore ed accostata da tre rose di sei foglie, del medesimo”. (Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea atti diplomatici e privati, b. 77, n. 2190).
La Delibera del Consiglio comunale di Venezia, adottata il 15 dicembre 1879, per quanto riguarda lo stemma civico, così recita: “Lo stemma del Comune di Venezia viene stabilito in uno scudo azzurro, col leone posto in maestà, ossia di fronte, alato e nimbato d'oro, tenente nella branche un libro aperto del medesimo metallo, in cui sarà scolpito in lettere nere il motto: PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS”. (Archivio Comunale di Venezia, Atti del Consiglio Comunale di Venezia, anno 1879, Relazione dell'Assessore Cattanei, a nome della Giunta).
Il Decreto del Capo del Governo 1° maggio 1942, XX E. F., concessivo dello stemma alla città di Venezia così recita: Stemma: “d'azzurro al leone d'oro posto in maestà (in moleca) alato e nimbato d'oro, tenente fra gli artigli il libro aperto dell'Evangelo su cui sta scritto, a lettere nere, il motto PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS. Capo del Littorio: di rosso (porpora) al Fascio Littorio d'oro circondato da due rami di quercia e di alloro annodati da un nastro dai colori nazionali. Lo scudo, di forma veneta, sarà cimato dal corno dogale cinto da corona a fioroni”. (Archivio Comunale di Venezia, D. C. G. 1° maggio 1942, XX E. F., concessivo dello stemma alla città di Venezia).
(Il Capo del Littorio fece la sua comparsa con il R.D. 24 ottobre 1933, n. 1440, ove si prevedeva appunto, negli scudi dei Comuni e delle Province, tale emblema che è: “di rosso (porpora) al Fascio Littorio d'oro circondato da due rami di quercia e di alloro annodati da un nastro dai colori nazionali”. Il Capo del Littorio venne abolito con Decreto Legislativo Luogotenenziale 26 ottobre 1944, n. 313).
Il Decreto Presidente della Repubblica 6 novembre 1996, che convalida la sostituzione dello stemma di cui al citato D. C. G. 1° maggio 1942, così recita: Stemma: “d'azzurro, al leone d'oro, alato e nimbato dello stesso, con la testa posta di fronte, accovacciato, tenente fra le zampe anteriori avanti al petto il libro d'argento, aperto, scritto delle parole a lettere maiuscole romane di nero PAX TIBI MARCE nella prima facciata in quattro righe, ed EVANGELISTA MEUS nella seconda facciata, similmente in quattro righe. Lo scudo di forma veneta sarà timbrato dal corno dogale”. ( Archivio Comunale di Venezia, D. P. R. 6 novembre 1996, concessivo dello stemma alla città di Venezia, in sostituzione di quello concesso con D. C. G. 1° maggio 1942).
Per le bandiere marciane, invece, osserviamo che: “nelle cerimonie ufficiali e nelle processioni alle quali partecipava il serenissimo Principe, lo stesso era sempre preceduto da otto “comandatori” che reggevano altrettanti vessilli marciani. I colori del drappo erano di bianco, di rosso, d'azzurro e di violetto. Secondo il cerimoniale veneziano, avevano la precedenza i vessilli il cui colore corrispondeva al momento politico in cui si trovava la Serenissima. Così precedevano gli stendardi con il drappo di bianco, se la Repubblica era in pace, con drappo di rosso, se in guerra, con drappo d'azzurro, se in alleanza con qualche sovrano ed infine con drappo di violetto, se in tregua d'armi” (G. Aldrighetti - M. De Biasi., Il Gonfalone di San Marco, analisi storico-araldica dello stemma, gonfalone, bandiera e sigillo della città di Venezia, Venezia 1998, p. 43).
“Le bandiere delle fortezze erano di colore vario, il più spesso azzurro, e portavano le armi del Castellano e del Comandante insieme col leone veneziano. Quelle dell'esercito portavano i colori e gli stemmi dei singoli proprietari e comandanti delle condotte, o dei reggimenti” (N. Papadopoli Aldobrandini., Il leone di San Marco - Pensieri ed osservazioni di un numismatico, in “Rivista mensile della città di Venezia”, dicembre 1923, p. 295).
9?-11) G. Aldrighetti - M. De Biasi., Il Gonfalone di San Marco, analisi storico-araldica dello stemma, gonfalone, bandiera e sigillo della città di Venezia, Venezia 1998, pp. 43-44.
“ Che la spada stia ad indicare uno stato di guerra è una diceria posteriore, certo nata perché le monete di Candia (1643) mostrano un leone che reca una spada. Sulle monete per la Dalmazia e l'Albania il leone ha un ramo d'olivo. Durante la guerra del Peloponneso, esso può tenere nelle zampe una croce o una palma con la scritta FIDES ET VICTORIA, o una spada con la dicitura ISOLE ET ARMATA ovvero ARMATA ET MOREA.” (W.H. Rudt de Collenberg., Il leone di San Marco: Aspetti storici e formali dell'emblema statale della Serenissima, in “Ateneo Veneto”, anno CLXXVI (1989), pp. 66-67).
Nei leoni di San Marco: “si può notare come l'evangelario si presenti all'inizio sempre chiuso, in seguito o chiuso o aperto. Anche a questo proposito troviamo detto che il primo caso indica uno stato di guerra, il secondo la pace; ma la cosa non è dimostrata. In origine il libro aperto poteva recare varie scritte finché non si è generalmente imposta la dizione PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS”. (W.H. Rudt de Collenberg., Il leone di San Marco: Aspetti storici e formali dell'emblema statale della Serenissima, cit., pp.67-68).
12) G. Galuppini – F. Gay, INSEGNE BANDIERE DISTINTIVE E STEMMI DELLA MARINA ITALIANA, due secoli di storia, cit., pp. 63-64.
13) D. L. P. 19 giugno 1946, n. 1.
14) G. Galuppini – F. Gay, INSEGNE BANDIERE DISTINTIVE E STEMMI DELLA MARINA ITALIANA, due secoli di storia, cit., p. 64.
15) Segretariato Generale del Ministero Difesa-Marina, nota del 24 settembre 1947, indirizzata al Gabinetto del Ministero Difesa, Roma.
16) D.L.C.P.S. 9 novembre 1947, n. 1305.
17) G.U. 29 novembre 1947, n. 275.
18) Giorgio Aldrighetti, nota del 27 gennaio 1993 indirizzata allo Stato Maggiore Marina, Roma.
19) Stato Maggiore Marina, Ufficio Affari Generali, nota dell'11 febbraio 1993, prot. 04, indirizzata a Giorgio Aldrighetti, Chioggia.
20) Stato Maggiore della Marina, Uff. Document. ed attività promozionali, Notiziario della Marina, anno XL, N° 3, marzo 1993, p. 32.
21) Giorgio Aldrighetti, nota del 2 giugno 1993 indirizzata allo Stato Maggiore Marina, Roma.
22) Ibidem.
23) Stato Maggiore Marina, Rep. U.A.G., Ufficio 3/1°, nota del 26 agosto 1994, prot. 8036785, indirizzata a Giorgio Aldrighetti, Chioggia.
24) Ibidem.
25) Giorgio Aldrighetti, nota del 1 luglio 1997 indirizzata allo Stato Maggiore Marina, Roma.
26) Stato Maggiore Marina, Ufficio Affari Generali, nota del 24 luglio 1994, prot. 037, indirizzata a Giorgio Aldrighetti, Chioggia.
27) G. Aldrighetti - M. De Biasi., Il Gonfalone di San Marco, analisi storico-araldica dello stemma, gonfalone, bandiera e sigillo della città di Venezia, Venezia 1998, pp. 86-100.
28) Ibidem, pp. 43-44, 104-121, 218, 230, 236, 278, 362, 370.
W.H. Rudt de Collenberg., Il leone di San Marco: Aspetti storici e formali dell'emblema statale della Serenissima, in “Ateneo Veneto”, anno CLXXVI (1989).
G. Aldrighetti., Il Leone di San Marco, Analisi storico-araldica per lo stemma, gonfalone, bandiera e sigillo della Provincia di Venezia, in “Provincia di Venezia”, n. 1/3, 1995, SUPPLEMENTO, Venezia 199