Genealogia
Albero Genealogico
di Giorgio Aldrighetti
Fin da quando ho avuto il lume della ragione
ho memoria di aver sempre visto, nel salotto buono della mia abitazione, un
grande quadro raffigurante un signore serio ed impettito che mi incuteva, ogni
volta che lo osservavo, un senso di profondo rispetto unito a timore.
Col tempo, appresi da mio padre che l’impettito e fiero gentiluomo che tanta
soggezione mi incuteva, altri non era se non il mio bisnonno, il cui genitore
proveniva dal trentino.
Passavano gli anni e nella mia città mi accorsi di essere il solo ragazzo,
oltre a mio padre, a portare per cognome Aldrighetti,
in un territorio dove i cognomi Boscolo e Tiozzo si sprecavano, con una presenza tuttora valutata in
oltre ottomila Boscolo e circa tremila Tiozzo, su una popolazione complessiva comunale di circa
cinquantaduemila persone.
Tale moltitudine di cognomi omonimi ha comportato per l’ente comunale la
necessità di inserire legalmente nelle
carte di identità ed in tutte le altre certificazioni pubbliche, anche i
tradizionali soprannomi o “detti”, per distinguere le varie persone che sovente
si trovano ad avere, oltre allo stesso nome e cognome, anche i dati di nascita
eguali.
Nel 1976, con la venuta in Chioggia del nuovo vescovo della città e diocesi,
mons. Sennen Corrà, al
momento della presentazione, il presule, apprendendo il mio cognome, mi chiese
se provenivo da Verona, poiché, nella sua diocesi scaligera di origine,
conosceva diversi Aldrighetti, in particolare un
carissimo monsignore. Risposi a tale inaspettata domanda che l’unica cosa che
sapevo è che ero di origine trentina.
Dopo qualche anno, per la solennità dei Santi Felice e Fortunato Mm., patroni
della città e diocesi di Chioggia, che ricorre l’11 di giugno, venne in
cattedrale, invitato per presiedere il solenne pontificale, l’arcivescovo di
Trento, mons. Gottardi.
Alla fine della cerimonia, nel
presentarmi all’Ordinario tridentino, il mio vescovo asserì:
“Giorgio Aldrighetti sarebbe della tua
diocesi, poiché proviene dal trentino, ma me lo tengo caro a Chioggia”.
L’arcivescovo mi chiese subito da dove provenivo; risposi, con l’oramai usuale
frase e cioè, che la mia famiglia proveniva dal trentino, ma che non conoscevo
l’esatta località dei miei avi.
Ritenevo la presentazione conclusa ed invece l’arcivescovo soggiunse:
“controlli presso il suo comune e poi eventualmente presso le parrocchie se è
possibile risalire al suo antenato che dal trentino emigrò in Chioggia; se la
ricerca sarà positiva, me lo faccia sapere e vedrà che qualcosa salterà fuori”.
All’indomani, ansioso di poter finalmente conoscere le origini della mia
famiglia, raccontai l’accaduto ad un mio caro amico, il signor Dino Renier, che da anni prestava, in forma del tutto
gratuita, competente ed intelligente servizio presso la sezione storica
dell’archivio comunale, pregandolo di effettuare tutte le ricerche possibili.
Dopo pochi giorni, l’amico Dino Renier si presentò
nel mio ufficio sorridente e con un grande foglio di carta; srotolandomelo,
mentre sgranavo gli occhi, mi mostrò una miriade di dati riguardanti i miei avi
fino a risalire al mio trisavolo di nome Carlo Agapito,
nato nel 1786 a San Lorenzo in Banale (Trento) e deceduto a Chioggia (Venezia)
nel 1830.
Non nascondo che, per parecchio tempo, rimasi commosso e attonito, nel
conoscere i miei progenitori.
Nello stesso giorno indirizzai una missiva all’arcivescovo di Trento con tutti
i dati in mio possesso.
Dopo circa un mese mi pervenne una busta con la dicitura Parrocchia di Santa
Maria Assunta, Tavodo (Trento). Il contenuto era un
enorme foglio con tutti i dati dei miei avi, sino al XV secolo. Non so
descrivere compiutamente cosa provai. Mi portai quindi, appena possibile, a
Trento per ringraziare l’arcivescovo e parimenti a Tavodo
(Val d’Ambiez, Dolomiti di
Brenta), per presentarmi e per ringraziare il parroco don Vigilio
Cori, per vedere, per la prima volta, i “sacri luoghi” dei miei antenati e per
scoprire, infine, il perché di tanti nomi Agapito nei
miei avi diretti e collaterali.
Nell’antichissima e stupenda pieve dell’Assunta di Tavodo
entrando, sulla destra, vidi subito, in una bella urna, le reliquie di Sant’Agapito, martire romano dei primi secoli e compatrono di
quella comunità; compresi subito il perché del frequente ripetersi del nome Agapito fra i miei avi.
Con intima gioia e stupore, unito a religioso silenzio, percorsi poi le
stradine di Tavodo, Stenico, Dorsino,
pensando che quelle strade, nei secoli, erano state percorse e ripercorse dai
miei avi.
Osservando poi l’albero genealogico, notai subito che il Carlo Agapito che emigrò a Chioggia nel 1805, era il settimo
figlio di Giovanni Carlo e che era nato dal secondo matrimonio, quando il
genitore aveva la veneranda età di 69 anni.
Il nono figlio di Carlo Agapito, invece, nato a
Chioggia il 28 agosto 1830, non ebbe mai la gioia di conoscere il padre, poiché
deceduto prematuramente il 25 marzo 1830; in compenso ne porterà il nome e ne
serberà grato, deferente pensiero per tutta la vita.
Il successivo 20 settembre 2003 ricevevo una telefonata dal signor Fabrizio Schmid di Trento che, complimentandosi per il mio albero
genealogico che figura in Internet nel sito dell'Istituto Araldico Genealogico
Italiano www.iagi.info, nella rubrica “Araldica e non solo…”mi
comunicava di avere, per suo carissimo amico, un Aldrighetti,
mio lontanissimo parente (inizi sec. XVII), che discendeva da Giovanbattista, figlio di Bartolomeo, mentre io discendo,
invece, dall'altro figlio Giandominico.
A tale stupefacente informazione si è aggiunta, anche, la graditissima - per
non dire inverosimile o da fantascienza - notizia che, attraverso ricerche da
loro effettuate in un lungo lasso di tempo presso gli archivi notarili del
Trentino, per i comuni antenati, erano risaliti, nientemeno, al 1180, con un
Nicolò per capostipite, e quindi per altre nove generazioni antecedenti a
Marino (a. 1460 ca.) che era il mio primo antenato conosciuto, come appare nel
saggio pubblicato in Nobiltà, Rivista di araldica, genealogia, ordini
cavallereschi, edita dall'Istituto Araldico Genealogico Italiano, n. 26,
Milano, settembre-ottobre 1998.
Seduta stante, dopo aver cortesemente richiesto il mio indirizzo di posta
elettronica, con non comune signorilità, mi trasmetteva l'elenco dei miei
sconosciuti antenati, dal primo conosciuto Nicolò (1180 ca.) a Boninsegna de Aldrigetis (1430
ca.), per un totale di nove generazioni.
Dall'elenco inviatomi per posta elettronica compresi, anche, che il mio cognome
nasce e si forma con Ser Aldrigheto
dei Maza (1400 ca.), in quanto i successivi miei
antenati prendono per cognome de Aldrigetis, per
divenire, poi, nel tempo, Aldrighetti. (Aldrighetto, proviene dal tedesco Alderich,
(Alderico). Alderico è la
continuazione di un nome germanico di tradizione ostrogotica composto da alda (anziano, saggio, esperto) e rikja
(signore, re), quindi re, signore dotato di saggezza).
Grazie alla WWW (World Wide Web) ovvero alla grande “ragnatela mondiale”, come
opportunamente scritto nell'editoriale La storia di famiglia su Internet, in
Nobiltà, Rivista di araldica, genealogia, ordini cavallereschi, edita
dall'Istituto Araldico Genealogico Italiano, nn.
60-61, Milano, maggio-agosto 2004, dal nostro direttore dott. Pier Felice degli
UBERTI e all'Istituto Araldico Genealogico Italiano che nel sito www.iagi.info,
ha inserito il mio “Araldica e non solo…” mi è stato
possibile, senza muovere un dito, risalire ai miei antenati, sino al 1180.
avanti
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