Araldica Ecclesiastica
di Giorgio Aldrighetti





Le insegne cavalleresche

Sovente, le croci di ordini cavallereschi sono state concesse anche a cardinali e vescovi e tali decorazioni, in particolare quelle dell'Ordine di Malta, dal XVII secolo, figurano, quali ornamenti esteriori, generalmente addossate e sporgenti ai quattro lati dello scudo prelatizio.

L'uso delle insegne cavalleresche nelAraldica Ecclesiastica figura regolamentato con il decreto della Sacra Congregazione Concistoriale del 15 gennaio 1915, dove, tra l'altro, si prescrive che sono permesse solo le croci del Sovrano Militare Ordine di Malta e dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Ricordiamo, a tal fine, che l'Ordine di Malta è un ordine religioso, mentre l'Ordine del Santo Sepolcro è classificato ordine di sub collazione, per delega apostolica, ed è posto sotto la protezione della Santa Sede, al pari dell'Ordine Teutonico.

Quale segno di amicizia nei riguardi della persona del Cancelliere di Lombardia e Venezia, blasoniamo l'arme del N. H. patrizio veneto Alvise Cicogna, cavaliere di gran croce di grazia e devozione in obbedienza e Cancelliere del Gran Priorato di Lombardia e Venezia del Sovrano Militare Ordine di Malta: “D'azzurro alla cicogna d'argento beccata e piotata di rosso. Lo scudo è accollato alla croce di otto punte e patente, d'oro, smaltata di bianco”.

Ricordiamo, inoltre, che sino al 1951 era consentito timbrare gli scudi ecclesiastici con corone nobiliari. Tale ornamento esteriore scomparve in forza del decreto della Sacra Congregazione Concistoriale del 12 maggio 1951, che prescrisse a tutti gli ordinari di astenersi dall'usare titoli nobiliari, corone e altri segni secolari nei propri sigilli, insegne e stemmi, anche quando fossero annessi alla loro sede arcivescovile o vescovile. Antecedentemente, con il decreto della Sacra Congregazione Concistoriale del 15 gennaio 1915, si proibivano, invece, solo le corone nobiliari proprie della famiglia del prelato, mantenendo, invece, negli scudi quelle annesse alle rispettive sedi vescovili o arcivescovili.

Le corone timbravano gli scudi ecclesiastici, sia da chi teneva “pro tempore” feudi ecclesiastici, o feudi di origine imperiale, sia da chi proveniva da famiglie titolate. Annotiamo, a tal punto, che nel Triveneto i vescovi titolati, riconosciuti dalla Consulta Araldica del Regno d'Italia erano: Vescovo di Belluno e Feltre, Conte; Vescovo di Padova, Conte di Piove di Sacco; Arcivescovo di Trento, Principe, Altezza Reverendissima; Vescovo di Treviso, Duca, Marchese, Conte; Arcivescovo di Udine, Marchese di Rosazzo; Vescovo di Vicenza, Duca, Marchese, Conte. Inoltre, il titolo di Principe, d'uso comune, è stato ed è impiegato, pur in mancanza di un provvedimento da parte della Consulta Araldica del Regno d'Italia, per il Vescovo di Bressanone (ora Bolzano – Bressanone) e per l'Arcivescovo di Gorizia. 12)

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