Il pastorale
Il pastorale, come già ricordato per la mitra, è l'emblema della dignità pontificale. Il pastorale, in origine, si componeva di un'asta di legno o di ferro, cimata da una croce; dal secolo XI il bastone venne munito di un riccio e si cominciarono ad usare metalli preziosi, quali l'argento e l'oro e ad adornarlo con pietre preziose e smalti. In origine, il pastorale serviva come bastone per gli evangelizzatori, inviati dalla Chiesa; nel V secolo lo si trova in uso presso alcuni abati e Sant'Isidoro di Siviglia, nel 633, in un decreto del IV Sinodo toledano, lo descrive come insegna della giurisdizione dei vescovi.
Interessante è a tal punto osservare che i Sommi Pontefici non portano il pastorale; il motivo risale ad una leggenda del X secolo, riportata da San Tommaso d'Aquino, secondo la quale il vescovo di Roma non ha il pastorale perché Pietro inviò il suo per risuscitare uno dei suoi discepoli; questi si tenne il pastorale e più tardi divenne vescovo di Trier. A ricordo di questo avvenimento il papa porta il pastorale solo nella diocesi di Trier, e mai altrove, e questo per significare che il suo potere non ha confini, poiché il riccio ricurvo significa una limitazione dei poteri.
Ricordiamo, altresì, che i cardinali, anche quando non erano consacrati vescovi, avevano l'uso legittimo del pastorale e della mitra; lo stesso privilegio è riconosciuto agli abati e ai prelati “nullius” dal canone 325 del codice di diritto canonico del 1917 e agli altri abati che abbiano ricevuto la benedizione abbaziale, invece, dal canone 625.
Il pastorale in uso ai vescovi, secondo le antiche norme del Cerimoniale dei vescovi, doveva essere dorato, mentre quello degli abati argentato e munito del “sudario”, piccolo drappo di seta bianca che pendeva dal nodo, posto sotto il riccio, per non consentire alla mano sinistra di impugnare direttamente il pastorale, in quanto gli abati non avevano il diritto di portare i guanti, prescritti, invece, per i soli vescovi.
Goffredo di Crollalanza afferma che nell'araldica il pastorale cima lo scudo e i diversi ecclesiastici lo portano come segue:
Abati secolari: col pastorale volto all'indietro;
Abati regolari: col pastorale a sinistra, volto all'indietro per dimostrare che non hanno giurisdizione spirituale fuori dei loro chioschi;
Abati commendatari: col pastorale a sinistra volto all'indietro;
Vescovi: col pastorale a sinistra volto all'infuori;
Arcivescovi: col pastorale a sinistra volto all'infuori.
Il Regolamento tecnico araldico della Consulta araldica del regno d'Italia, approvato con R. D. n. 234 del 13 aprile 1905, all'art. 68 recita che gli Ecclesiastici possono usare le insegne tradizionali della loro dignità; segue una nota esplicativa del barone Antonio Manno, commissario del re presso la Consulta, che ricorda che la posizione del pastorale indica la giurisdizione e pende all'infuori per i prelati secolari, mentre è rivolto all'interno per i regolari.
Piero Guelfi Camajani, 3) parlando del pastorale, afferma che lo si pone nello scudo in palo o dietro accollato. Quando il pastorale è posto dentro lo scudo indica dignità ecclesiastica, se è posto in palo accollato dietro lo scudo indica, invece, il grado della carica prelatizia. E continua osservando che il vescovo porta il pastorale d'oro accollato in palo sulla sinistra dello scudo. L'arcivescovo, la croce doppia o patriarcale detta anche di Lorena, trifogliata d'oro in palo dietro lo scudo. Il cardinale, la croce latina trifogliata d'oro come sopra, il papa, la croce tripla. L'abate secolare, l'abate regolare e l'abbadessa portano il pastorale d'argento accollato in palo dietro lo scudo; il Priore e la Priora, infine, il bastone pastorale simile al bordone in palo dietro lo scudo.
L'Enciclopedia Cattolica, descrivendo il pastorale, annota che è d'oro per l'Ordine vescovile, posto a sinistra della croce e volto all'infuori, d'argento nella stessa positura per gli abati generali e abati nullius dioeceseos; volto all'interno per gli abati aventi giurisdizione nel proprio monastero; inclinato a sinistra per gli altri.
Il pastorale, secondo alcuni autori, è il simbolo della Fede, di cui il vescovo ne è l'interprete; la forma, terminante a riccio aperto, simboleggia la potenza celeste aperta sulla terra, la comunicazione dei beni divini e il potere di creare e ricreare gli esseri; per altri, la curvatura verso il popolo rappresenta il simbolo della cura pastorale; l'asta diritta, il simbolo della guida e della ferma amministrazione e la punta inferiore il simbolo dello stimolo e della correzione o, ancora, l'asta è diritta per reggere e governare con rettitudine il gregge; curva in cima per trarre a sé le pecorelle che si allontanano, acuto in punta per trafiggere i lupi, ossia i nemici della Chiesa. Nell'antico “Pontificale Romano” il profondo simbolismo del bastone pastorale viene, infatti, così espresso: riunisci insieme il povero che pellegrina per il mondo, con riguardo al riccio ricurvo; rianima il debole, il malato e il peccatore, con riguardo all'asta o bastone; sollecita il lento, il pigro e il negligente, con riguardo alla punta inferiore. E', di conseguenza, simbolo di un'autorità di origine divina.