Marche o Segni Mercantili
(sec. XVI - XVIII)
di Dino Renier




    Le marche o segni mercantili, verniciate sull'involucro delle balle o impresse sulle botti che contenevano mercanzie spedite dai luoghi di produzione agli empori di consumo o di manifattura, soddisfacevano, come del resto succede tutt'ora, alcune esigenze dei mercanti delle epoche passate.

Di esse riproduciamo qui di seguito alcuni esemplari per i secoli XVI, XVII e XVIII, rilevati dai processi per naufragio e contrabbando raccolti nell'Archivio Comunale di Chioggia, premettendo alcune brevi considerazioni.

Questi segni della proprietà, così esposti, erano immediatamente identificabili nel groviglio di mercanzie accumulate sulla nave e quindi assolvevano compiti di sollecitudine operativa e di economia.

Il trasporto marittimo, principale sistema di comunicazione commerciale di allora, comportava spesso il pericolo del naufragio. In tal caso le mercanzie recuperate in mare o sulle spiagge, essendo contrassegnate, erano restituite al legittimo proprietario senza eccessiva difficoltà. Questi, a sua volta, poteva chiedere i relativi indennizzi alle società assicuratrici, all'epoca molto attive.

Accanto a queste utilità pratiche, si possono individuare alcuni elementi di altra natura.

Ad esempio è da sottolineare l'aspetto sociale di tali segni.

Indubbiamente essi soddisfacevano una esigenza di affermazione sociale del ceto mercantile: se molti mercanti non possedevano un'arma di famiglia, avevano comunque un blasone commerciale che li distingueva e permetteva di riconoscerli in vastissime aree. Può esserne prova la volontà testamentaria di Marco Arian, mercante veneziano, il quale sentendosi alla fine dei suoi giorni per aver contratto la peste (anno 1348), lasciò ducati 300 per far scavare due pozzi, su uno dei quali volle fosse scolpito, oltre allo stemma familiare, anche il suo segno mercantile.

Alcuni mercanti arrivarono a porre la marca all'esterno della loro abitazione.

Interessante sembra anche l'aspetto grafico delle medesime.

Di solito le marche erano composte dal monogramma del nome dei mercanti al quale venivano aggiunte figure che possono considerarsi dei veri e propri simboli: le più usate erano la croce latina e quella di Lorena, disegnate sempre sopra gli altri elementi. La marca e la mercanzia sembrano così poste sotto la protezione divina. Alcuni di tali simboli richiamano antichi e reconditi significati legati al magico, all'amuleto, al soprannaturale.

Spesso i monogrammi erano iscritti in cerchi e, più spesso, in figure che assomigliavano a cuori o scudi. Alcune volte lettere venivano monogrammate con nessi molto originali, altre volte con semplici tratti di unione sui quali far campeggiare la croce o altra figura.

Raramente la marca portava l'indicazione della località sede del mercante. In taluni casi, tuttavia, il richiamo è abbastanza chiaro: la stella a sei punte o segno di Salomone indicava il mercante ebreo; i caratteri arabici quelli ottomani e barbareschi.

Non solo la merce, ma anche alcuni documenti commerciali riportavano la marca: il libro di cargo e la lettera di accompagnamento (vedi l'esemplare riprodotto alla voce: Lettere di accompagnamento).



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Testi ed immagini tratti da "Scritti dall'Archivio Antico di Chioggia" edito dal Comune di Chioggia in collaborazione con "Gli Amici dell'Archivio" in ricordo di Dino Renier.

 avanti
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