Araldica Civica
di Giorgio Aldrighetti





    Passando alle Provincie ricordiamo che la Provincia di Venezia in data 11 gennaio 2002 ha ottenuto con D. P. R. la concessione della bandiera. Tale particolare, ambita insegna sembrerebbe la prima concessa dall'avvento della Repubblica



    Esaminando ora le insegne araldiche del comune di Venezia preme evidenziare che l'ordinanza leontoclasta del 29 maggio 1797 (diciassette giorni dopo la caduta della Serenissima) così recitava: “La Municipalità Provvisoria di Venezia, udito il rapporto del suo Comitato di Salute Pubblica, considerato che in ogni uomo libero dee giustamente destare il più alto orrore il continuare a vivere sotto le antiche insegne della tirannia, decreta che tutti que' leoni che considerati sono come stemmi, o indicazioni del passato Governo, sieno levati da tutti i luoghi ove esistono”.

Nella furia iconoclasta che ne seguì, vennero distrutti nella sola città di Venezia, ad opera di 'tagiapiera' assoldati, oltre mille leoni; parimenti in terraferma, esclusa l'Istria, i leoni scalpellati furono oltre quattromila.

Tra i pochi leoni che sopravvissero alla leontoclastia giacobina ricordiamo il leone marciano posto sopra il portale d'ingresso dell'Arsenale, quello sulla famosa Torre dell'orologio in piazza San Marco ed il Leone posto sopra la porta d'ingresso della città di Portobuffolè, nel trevigiano. Tali leoni si salvarono solo perché vennero “democratizzati” i loro libri con la nuova iscrizione “DIRITTI E DOVERI DELL'UOMO E DEL CITTADINO” al posto della secolare iscrizione “PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS”. Ed il gondoliere veneziano conierà in quei tempi il famoso detto “el leon ga voltà pasena”, ossia “il leone ha girato pagina”. Nel tempo i leoni dell'Arsenale e della Torre dell'orologio riacquisteranno la loro primitiva iscrizione “PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS”.

Nel successivo 1806, con decreto del 5 febbraio, il viceré Eugenio Beauharnais istituì il Municipio di Venezia mentre il giorno 18 dello stesso mese venne assunto lo stemma il cui scudo caricava le arme degli stati formanti il regno italico, accollato all'aquila napoleonica.

Dall'anno 1807 sino al 1812 il Comune usò, invece, un'emblema che riportava il leone marciano coronato, impugnante con la zampa anteriore destra una spada, il tutto accollato all'aquila napoleonica.

Con la patente italica 22 febbraio 1813, venne, invece, conferito al Municipio una nuova insegna che durò fino alla caduta del governo francese nel 1814; stemma che non ricordava per nulla l'antico simbolo di Venezia.

Dopo alterne vicende nel 1825 l'Austria decretò un nuovo stemma che rimarrà in uso sino al 16 settembre 1866, salvo il periodo insurrezionale del 1848-49, e che consisteva nel leone alato, accovacciato, col libro e motto, in campo azzurro; lo scudo poi risultava timbrato dalla corona ducale a fioroni e accollato, all'aquila bicipite imperiale austriaca.

Con l'insurrezione del 1848, infatti, venne adottata, con decreto del 27 marzo, la seguente insegna: “La bandiera della Repubblica Veneta è composta dei tre colori verde, bianco e rosso; il verde al bastone, il bianco nel mezzo, il rosso pendente. In alto, in campo bianco, fasciato dai tre colori, il Leone giallo. Coi tre colori, comuni a tutte le bandiere odierne d'Italia, si professa la comunione italiana. Il Leone è simbolo speciale di una delle italiane famiglie”. 42)

Con il ricongiungimento di Venezia all'Italia, il re Vittorio Emanuele II decorò l'11 novembre 1866 la bandiera che era stata scelta da una speciale commissione l'8 novembre 1866 e che raffigurava il tricolore italiano a stole di seta rossa con leone d'oro ai capi. 43)

Negli anni successivi le varie Giunte municipali nominarono delle Commissioni per proporre lo stemma della città di Venezia e nella seduta del Consiglio comunale del 15 dicembre 1879 venne approvato, a maggioranza, l'emblema proposto che così recita: “Lo stemma del Comune di Venezia viene stabilito in uno scudo azzurro, col leone posto in maestà, ossia di fronte, alato e nimbato d'oro, tenente nelle branche un libro aperto del medesimo metallo, in cui sarà scolpito in lettere nere il motto: PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS”.


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