L'
Araldica
Ecclesiastica
di
Pier
Felice degli
Uberti e
Maria
Loredana
Pinotti degli
Uberti
L'araldica è un linguaggio costituto da una miriade di figure, e lo stemma è un contrassegno che deve esaltare una particolare impresa, un fatto importante, un'azione da perpetuare.
Questa scienza documentaria della storia dapprima era riservata ai cavalieri ed ai partecipanti ai fatti d'armi, sia guerreschi che sportivi, che si rendevano riconoscibili grazie allo stemma, posto sullo scudo, sull'elmo, sulla bandiera e anche sulla gualdrappa, rappresentante l'unico modo per distinguersi gli uni dagli altri.
L'araldica dei cavalieri venne quasi subito imitata dalla Chiesa, anche se gli enti ecclesiastici in periodo "pre-araldico" avevano già propri segni distintivi, tanto che al sorgere dell'araldica, nel sec. XII, tali figure assunsero i colori e l'aspetto propri di quella simbologia.
L'araldica ecclesiastica al nostro tempo è viva ed attuale e largamente utilizzata. Per un prelato, tuttavia, l'uso di uno stemma deve oggi essere definito quale simbolo, figura allegorica, espressione grafica, sintesi e messaggio del suo ministero.
Occorre ricordare che agli ecclesiastici fu sempre vietato l'esercizio della milizia e il porto delle armi, e per tale motivo non si sarebbe dovuto adottare il termine "scudo" o "arme" propri dell'araldica; tuttavia va detto che sino a tempi recenti gli ecclesiastici usavano il loro stemma di famiglia, spessissimo privo di qualunque simbologia religiosa.
La stessa simbologia della Chiesa Romana è attinta dal Vangelo ed è rappresentata dalle chiavi consegnate da Cristo all'apostolo Pietro.
Le insegne della Chiesa sono di rosso alle due chiavi in croce di S. Andrea, una d'oro e l'altra d'argento, con i congegni in alto e quasi sempre rivolti verso i lati dello scudo; dalle impugnature pendono due cordoni con fiocchi generalmente rossi, oppure azzurri.
Lo scudo viene sormontato dalla tiara che è un alto copricapo terminante ad ogiva e argenteo, al quale si applicavano al tempo di Bonifacio VIII due corone e dal 1314 in poi tre corone (ragione per cui è chiamata triregno), cimato da un piccolo globo crociato d'oro.
Dal triregno pendono due infule (nastri) caricate ciascuna da una crocetta patente. Fra le varie interpretazioni citeremo quella che dice le tre corone rappresentare la Chiesa militante, la sofferente, la trionfante. La forma del triregno venne variata nel corso dei tempi; lo troviamo rappresentato più o meno rigonfio, in alcuni casi privo del globo e della crocetta; altre volte ancora con la posizione delle infule modificata.
Le chiavi ordinariamente hanno i congegni posti in alto, rivolti a destra e a sinistra, e solitamente traforati a forma di croce, non per la meccanica propria della serratura, ma come simbolo religioso. Le impugnature variarono secondo il gusto artistico, dal gotico al barocco.
Dal secolo XIV le due chiavi, poste in decusse, sono insegna ufficiale della Santa Sede. Quella d'oro a destra, allude al potere sul regno dei cieli, quella d'argento, a sinistra, indica l'autorità spirituale del papato in terra; i congegni sono in alto, ovvero verso il cielo e le impugnature in basso, ovvero nelle mani del vicario di Cristo. I1 cordone con fiocchi che unisce le impugnature allude al legame dei due poteri.
Il primo stemma papale conosciuto è quello di Innocenzo III (1198-1216). Le illustrazioni riferite agli stemmi dei papi sotto il cui pontificato si tenne il giubileo sono state tratte dall'indiscussa autorità dell'Enciclopedia Cattolica (che le realizzò con gli ottimi disegni di A. P. Frutaz) e dalle vecchie edizioni dell'annuario Pontificio; ma si sono voluti approfondire alcuni aspetti nebulosi, dovuti alla difficile interpretazione di quei monumenti che non recano il colore, trovandosi necessario modificare alcune descrizioni al confronto con testi coevi.
Ad eccezione dello scudo dell'attuale Pontefice che è un tipico esempio dell'araldica polacca, è stato utilizzato il modello rinascimentale (lo scudo detto "a testa di cavallo", usato ancora ai giorni nostri), nonché quello moderno.
La realizzazione di questi stemmi ha richiesto da parte di Maria Loredana Pinotti, direttore della Scuola di Genealogia, Araldica e Scienze Documentarie, un profondo studio per una ideazione e realizzazione grafica che li adattassero alle moderne esigenze dei nostri tempi. Un doveroso ringraziamento per la loro collaborazione è dovuto anche agli amici dell'Istituto Araldico Genealogico Italiano di Bologna nelle persone di Vicente de Cadenas Vicent Cronista Rey de Armas del Regno di Spagna, Luigi Borgia A.H.I. e Maurizio C.A. Gorra; Giorgio Aldrighetti e Carlo Ravagnan
Pier
Felice degli
Uberti
Segretario della
Asociación de
Hidalgos
Junta de
Italia
e dell'Istituto
Araldico
Genealogico
Italiano