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Vicente de Cadenas y Vicent
L’Excmo Sr Don Vicente de Cadenas y Vicent, è nato a Madrid il 29 aprile 1915 ed ivi morto il 21 dicembre 2005, figlio di Don Francisco de Cadenas y Gaztañaga e di Donna Vicenta Vicent y Nogues.
Iniziò i suoi studi all’Università di Madrid nel 1932 approfondendo Storia, Giornalismo e divenendo anche Maestro rilegatore.
Esercitò la professione di Cronista de Armas (ultimo del Regno di Spagna) e contemporaneamente quella di giornalista.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_tta_pageable no_fill_content_area=”1″ active_section=”1″ tab_position=”top”][vc_tta_section title=”Sezione 1″ tab_id=”1459420618129-60fc0f10-b2e9″][vc_column_text]
Biografia
L’Excmo Sr Don Vicente de Cadenas y Vicent, è nato a Madrid il 29 aprile 1915 ed ivi morto il 21 dicembre 2005, figlio di Don Francisco de Cadenas y Gaztañaga e di Donna Vicenta Vicent y Nogues.
Iniziò i suoi studi all’Università di Madrid nel 1932 approfondendo Storia, Giornalismo e divenendo anche Maestro rilegatore.
Esercitò la professione di Cronista de Armas e contemporaneamente quella di giornalista.
Appartenne alle seguenti società araldico-genealogiche:
Collegio Araldico, Italia (1953);
Instituto Genealogico Brasileiro, Brasile (1953);
Instituto Internacional de Genealogía y Heráldica, Spagna (1953);
Instituto Salazar y Castro, Spagna (1954).
Academia de Genealogía Heráldica Mota Padilla, Messico (1954);
Instituo Chileno de Investigaciones Genealógicas, Cile (1954);
Conseil Heraldique du Luxembourg, Lussemburgo (1955);
Instituto Argentino de Ciencias Genealógicas, Argentina (1955);
Academie Internationale d’Heraldique, Francia (1955-2000);
Istituto Italiano di Genealogia e Araldica, Italia (1958-1993);
Instituto Genealógico de Guayaquil, Equador (1958);
Die Heraldische Genealogische Gesellschaft, Adler, Austria (1960);
American Society of Heraldry, Stati Uniti d’America (1965);
Academia Guatemalteca de Genealogía y Heráldica, Guatemala (1967);
Instituto Venezolano de Genealogía, Venezuela (1968):
Genealogical Salt Lake Corporation, Stati Uniti d’America (1970);
Academia Nicaraguense de Ciencias Genealógicas, Nicaragua (1976);
Studium – Accademia di Casale e del Monferrato (1985)
Asociación de Posesores de Certificaciones de Genealogía, Nobleza y Armas expedidas por el Cuerpo de Cronistas Reyes de Armas de España (1990);
Istituto Araldico Genealogico Italiano (1993);
International Commission for Orders of Chivalry (2003);
Altre associazioni:
Asociación de Amigos de los Castillos;
Societé de Medioevalistes;
Asociación Española de Vexilologia.
Ordini, Corporazioni nobiliari e sistemi Premiali
Cavaliere del Real y Leal Orden de San Carlos Borromeo (Legitimad Carlistas);
Balì Cavaliere di Gran Croce del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio decorato del Collare (Due Sicilie);
Cavaliere dell’Insigne e Reale Ordine di San Gennaro (Due Sicilie);
Commendatore dell’Ordine di Nostra Signora della Concezione di Villaviciosa;
Commendatore dell’Ordine di San Sava (Iugoslavia);
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito Civile (Regno di Spagna);
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Isabella la Cattolica (Regno di Spagna);
Confratello della Veneranda e Nobile Arciconfraternita dei Santi Apostoli (Italia);
Premio Internazionale Infante Don Alfonso Duca di Calabria.
Cariche in corporazioni genealogiche e nobiliari
Presidente dell’Asociación de Posesores de Certificaciones de Genealogía, Nobleza y Armas expedidas por el Cuerpo de Cronistas Reyes de Armas de España;
Vice Direttore dell’Instituto Salazar y Castro;
Segretario Generale dell’Instituto Internacional de Genealogía y Heráldica;
Segretario Generale dell’Asociación de Hidalgos a Fuero de España;
Fellow of International Commission for Orders of Chivalry;
Senatore Accademico per la Storia dello Studium – Accademia di Casale e del Monferrato.
Cariche Diverse
Direttore della Rivista Hidalguía;
Già Direttore dell’Escuela de Genealogia, Heráldica y Nobiliaria;
Direttore Onorario della Scuola di Genealogia, Araldica e Scienze Documentarie;
Presidente del Consiglio di Redazione di Nobiltà, rivista di araldica, genealogia, ordini cavallereschi.
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Il ricordo di Vicente de Cadenas y Vicent nel suo Editoriale per il 50° anniversario di Hidalguia
la storia di un Uomo vissuto nell’ideale che la nobiltà debba realizzare opere sociali e culturali
Mezzo Secolo della rivista Hidalguía ed altre cose, ispirate dalle sue pagine*
VICENTE DE CADENAS Y VICENT
Hidalguía è nata come conseguenza di un invito rivoltomi a partecipare al II Congresso Internazionale de Genealogia ed Araldica, che si sarebbe tenuto a Roma e a Napoli, proseguimento ideale di quello realizzato a Madrid l’ultimo anno della Monarchia e del quale fu Presidente l’Infante Don Fernando di Baviera.
Non ero uno studioso né di araldica né di genealogia ma me lo chiedeva un carissimo amico italiano, il Duca della Salandra e di Serracapriola, e perciò accettai l’invito. Mi misi quindi all’opera cercando informazioni sulla situazione dello studio di queste scienze al di fuori del Corpo dei Cronisti Re d’Armi, al quale già appartenevo. I risultati furono scoraggianti: a Valencia si pubblicava, ogni tanto, una Rivista e a Barcellona si annunciava la prossima uscita di un’altra ma, con carattere scientifico, anche se composta di aficionados, non esisteva alcun’organizzazione. Chiesi quindi a mio zio, Vicente Castañeda, che aveva pubblicato un libro di araldica, il quale m’indirizzò verso coloro ai quali avrei potuto chiedere collaborazione e, fra questi, il Duca d’Alba, Presidente della Reale Accademia della Storia, della quale mio zio era Segretario Perpetuo. Trovai aiuto e collaborazione per realizzare la Rivista e fu così che il 10 giugno 1953 apparve il primo numero di Hidalguía, La Revista de Genealogía y Armas, pubblicata con cadenza trimestrale. Ebbe una magnifica accoglienza e partecipai al Congresso, dove fu ricevuta con grandi elogi. Assistemmo Eugenio Sarrablo ed io e ci fu richiesto di organizzare il III Congresso per l’anno 1955.
Giunti a Madrid, la nostra prima preoccupazione fu costituire un’Associazione per riunire tutti gli studiosi e poter organizzare il Congresso. Nacque così l’Instituto Internacional de Genealogía y Heráldica e incominciai a pubblicare, con cadenza quindicinale, la Hoja Informativa per informare i membri e le associazioni straniere circa l’organizzazione del Congresso. Tra i fondatori, e membro fra i più attivi, vi fu Julio de Atienza, Barón de Cobos de Belchite, che mi propose la pubblicazione di un elenco che raccogliesse tutti i titoli nobiliari autorizzati dal Ministero di Giustizia, in base alla Legge che ristabiliva la legislazione nobiliare, soppressa dalla Repubblica nel 1931. Si formò una Commissione che, come tutte le commissioni, non servì a nulla, ma il Barone ed io incominciammo a raccogliere i Boletines Officiales ed un elenco che aveva pubblicato la Grandeza de España, alla quale sono riconoscente poiché grazie al suo zelo non vi fu mai uso indebito di titoli o, se ci fu, si è trattato di casi limitati. Con questo materiale e alcuni altri dati pubblicammo un libro di 788 pagine intitolato Indice Nobiliario Español che comprendeva una genealogia della Casa Reale da Carlo IV realizzata da Eugenio Sarrablo, un elenco, in ordine alfabetico, di tutti i titoli, una relazione delle Dignità Nobiliari, un indice dei cognomi e le Direttive degli Ordini, Maestranze ed altre associazioni nobiliari, il tutto preceduto da un’introduzione nella quale si esponevano i principi della pubblicazione, madre e padre dell’attuale Elenco. Il successo fu grandissimo quando apparve nel Congresso e l’edizione fu esaurita in breve tempo.
Il Congresso fu un gran successo, sia per l’organizzazione sia per le relazioni presentate, pubblicate successivamente in un volume. Ricevemmo aiuti dalle autorità, ma non economici, e 16 commende con placca da quattro Ministeri, da concedere a personalità straniere che avessero assistito. Ancora oggi se ne parla come del più completo, sotto tutti gli aspetti, finora realizzato.
Fin dal primo numero di Hidalguía, l’Editoriale conteneva un’altra inquietudine da parte di coloro che poi la realizzeranno (Manuel Aranegui, mio fratello Francisco, il Marqués de Siete Iglesias, Ampelio Alonso Cadenas, Valentín Dávila, Miguel de Codes e chi scrive), riferita più che all’araldica o alla genealogia alla ricostituzione dell’Estado Noble. L’Editoriale del primo numero lo affermava e, prima del Congresso presieduto dall’Infante Don Fernando, si costituì la Asociación de Hidalgos, Infanzones y Noblezas a Fuero de España anche questa presieduta dal medesimo Infante.
Da un lato funzionava l’Instituto Internacional de Genealogía y Heráldica e dall’altro l’Asociación, che accorciò il suo nome in Asociación de Hidalgos a Fuero de España, nata con lo spirito di raggruppare la Nobleza Llana[1] e realizzare, principalmente, alcune delle molte opere effettuate dallo Stato Nobile spagnolo prima del 1836, anno nel quale avvenne la cosiddetta “Confusione degli Stati”. Con questo desiderio, aiutati da alcuni Associati, si crearono due Borse di Studio nel Seminario di Vitoria, per testimoniare la nostra volontà.
Incominciò a delinearsi nella nostra mente la creazione di una grande opera con l’aiuto dei Benedettini del Valle de los Caídos, per via della mia amicizia con l’Abate Frà Justo Pérez de Urbel. Ad egli ricorremmo e ci offrì un terreno per costruire un Colegio Mayor nella stessa Città Universitaria. Purtroppo non fu possibile e decidemmo quindi di farne richiesta noi stessi, appoggiati dalla promessa d’aiuto economico fattaci da Manuel de Aranegui. Lo facemmo, ligi a tutte le disposizioni di legge, e l’intervento di Legaz Lacambra fu decisivo poiché ci fu concesso il terreno dove oggi sorge il Colegio Mayor Universitario Marqués de la Ensenada. Volli che fosse di grandi dimensioni e ci riuscì, con notevole difficoltà, ma oggi è lì con 200 stanze per 264 studenti. Aranegui diede il colpo di grazia come aveva promesso e ci presentò al Direttore Generale della Confederación de las Cajas de Ahorro, Luis Coronel de Palma che ci concesse il resto – poiché Aranegui ci aveva messo a disposizione 20 milioni – da restituire in 20 anni, dopo di che il Colegio sarebbe divenuto di nostra completa proprietà, costruito su di un terreno concesso per 50 anni, con la possibilità o di prorogare la concessione per altri 50 anni, dopo i quali diventava di proprietà dell’Università, oppure di venderlo durante i primi 50 anni. facendoci pagare la costruzione.
Una parte delle nostre inquietudini era placata ma vi era un’altra gran preoccupazione, quella per gli anziani e, quindi, decidemmo la costruzione di una Residenza per la terza età. E così nacque, poco dopo la prima realtà, la seconda: la Casasolar Santo Duque de Gandía. Chiedemmo nuovamente un finanziamento ventennale e la completa proprietà dell’immobile alla fine del pagamento, e per di più in un luogo che si è dimostrato ottimo sotto tutti i punti di vista.
Avevamo in mente un’altra idea, la costruzione di alcuni edifici sul modello di quelli fatti a suo tempo dall’Ordine di Santiago per i pellegrini diretti a Compostella. Fummo aiutati dal Capitán General de Galizia, Arturo Roldán, nostro associato, che ci offrì un terreno in condizioni perfette dove, con i nostri risparmi e con quello che era avanzato della Casasolar, la potemmo realizzare. C’erano stati concessi, inoltre, alcuni terreni in Logroño dal Marqués de Vargas, a Puente la Reina tramite Aranegui e a Burgos attraverso la Deputazione. Fu costruito l’edificio di Santiago di Compostella che funzionò perfettamente mentre il Marqués de Figueroa, nostro presidente dell’Associazione in Galizia, fu in vita. Quando questi morì nessuno se ne interessò più, nonostante il successo in estate ed in inverno, perciò José de Castro, Presidente del Patronato, ed io decidemmo di venderlo.
Richiedemmo, e ci fu concesso per il prestigio che aveva il nostro Colegio Marqués de la Ensenada, un terreno vicino per costruire un Colegio Mayor Femenino, che si sarebbe dovuto chiamare Condesa de Bureta, ma la peculiarità di quei tempi fece sì che il Direttore dell’África si opponesse ed avesse partita vinta.
Avevamo stabilito rapporti con la Sociedad Cervantina, presieduta allora dal mio buon amico Patricio González de Canales, ed anche con i Cruzados de la Fe, per fare il Museo de la Hidalguía nei locali esistenti e con l’aggiunta di una costruzione a forma di caserma, con piccole stanze e un bar per le impiegate ma, quando tutti gli ostacoli erano stati superati, il Presidente morì.
Avevamo ancora energie per occuparci di genealogia, benché il nostro sforzo principale fosse la Asociación de Hidalgos; fondammo l’Istituto Salazar y Castro, incorporato al Consejo Superior de Investigaciones Científicas e nacque così, dal suo seno, la Escuela de Genealogía, Heráldica y Nobiliaria, la prima nel mondo, ancora oggi operante e che probabilmente sarà riorganizzata prossimamente.
L’Associazione, insieme all’Istituto, intraprese un lavoro mai realizzato: catalogare i fondi nobiliari dei vari archivi e pubblicarli insieme.
Iniziammo con gli estratti degli Ordini Militari che io avevo già preparato, ma non in ordine cronologico, per riunire quest’immenso lavoro che riguardava i funzionari, gli orfani e le vedove del Ministero del Tesoro, di Matilla Tascón, seguiti da quelli dei quattro Ordini Militari e di Carlo III dell’Archivio Storico Nazionale; la catalogazione per l’Indice del personal, dell’Archivio Generale Militare di Segovia e la più importante dal punto di vista nobiliare: la Sala de los Hijosdalgo de la Real Chancillería de Valladolid, secoli XIX e XVIII, il cui ultimo volume si pubblica quest’anno e che con entrambi i secoli raggiunge i 50 volumi che ci ragguagliano persino sulle malattie che ebbero i nostri antenati.
Di seguito nacque anche la Escuela de Grafologia, che sebbene sembri non avere relazione con le Scienze che tratta la Rivista, è l’unica possibilità, almeno per il momento, di poter conoscere con uno studio serio della scrittura, il carattere ed anche le malattie che subirono i nostri antenati.
Fu un solo corso e durò tre anni, poiché si dovette sospendere a causa della tragedia familiare di uno dei suoi fondatori.
Organizzato dalla nostra Junta de Italia, si tenne a Roma un Congresso dei Comuni sull’Araldica Comunale, che fu un successo e nel quale vi furono degli accordi che, più o meno rapidamente, stabilirono norme per gli stemmi municipali.
D’altra parte fummo invitati ad entrare nella CILANE, organismo di carattere privato allora tra Francia, Italia, Germania, Belgio e Russia Bianca, ma l’opposizione dell’Italia[2], per motivi meschini che nulla avevano a che vedere con i requisiti necessari per farne parte, ci tenne vari anni nella attesa, fino a quando alcuni suoi membri che partecipavano al Congresso Internazionale di Genealogia ed Araldica tenutosi a Madrid per la seconda volta, la Germania ed il Belgio, decisero che dovevamo entrare nella CILANE, poiché le discrepanze non riguardavano la Asociación de Hidalgos in modo diretto bensì il problema della successione fra due linee dei Borbone-Due Sicilie e dato che la Asociación de Hidalgos ne appoggiava una, a differenza del Corpo della Nobiltà Italiana che ne appoggiava l’altra, ciò non poteva essere d’impedimento per il nostro ingresso, che avvenne subito dopo.
Si acquisì un locale da essere destinato a Biblioteca specializzata in Genealogia ed Araldica ma, tenendo conto del costo di riproduzione dei libri esauriti in queste materie, del personale necessario per gestirla, dell’acquisto del materiale e della vigilanza necessaria, fummo indotti ad abbandonare il progetto.
In tutti i settori iniziati è proseguito il nostro impegno ma, in modo speciale, nelle catalogazioni e nelle successive pubblicazioni, e il catalogo delle edizioni ne è una prova, che si aggiunge a tutte le altre, alcune di particolare importanza come l’ELENCO, che si può considerare figlio dell’Indice pubblicato nel 1955 e ‘56 e la cui prima edizione è del 1968. Dopo la pubblicazione della Guía Oficial in modo irregolare, Julio de Atienza, Barón di Cobos de Belchite ed io considerammo necessario ciò che avevamo enunciato nell’Indice, e fummo ricercatori e redattori dell’opera, ai quali si aggiunse il figlio di mio cugino Ampelio Alonso Cadenas, Ampelio Alonso López. A passo a passo, edizione dopo edizione, annualmente si è ampliato e, attualmente, attraverso i dati forniti dagli stessi interessati, è una delle migliori opere che si siano pubblicate nel tempo su questo genere.
Giungiamo così all’opera più importante realizzata dall’Asociación de Hidalgos: la Casaquinta “Vita natural durante”, edificata su di un terreno di 30.000 metri, ubicata in Ciempozuelos, con 200 stanze quasi tutte doppie, con servizi completi, e una serie di saloni che – siamo certi – non possiede nessuna Residenza per Anziani in Spagna, destinata ad anziani autosufficienti e a quelli che hanno bisogno di assistenza, con personale medico permanente composto di medici, infermieri ed ausiliari ed un personale di servizio di circa 130 persone, per i 320-330 anziani, poiché alcune stanze sono occupate da un solo residente, essendo la capacità totale per 364 residenti; la residenza è circondata da un gran parco e dispone di una serie di servizi ausiliari, medici e comodità per i residenti.
Finora la nostra principale attenzione è stata per la cultura, attraverso il Colegio Mayor Marqués de la Ensenada e le catalogazioni e le successive pubblicazioni, oltre che per l’assistenza attraverso le due residenze in funzionamento e, con l’aiuto di Nostro Signore – che sempre ha protetto l’Asociación de Hidalgos perché sa che i suoi fini sono disinteressati – un’altra terza residenza, simile alla Casaquinta, della quale, se l’uomo non crea impedimento, prossimamente sarà posta la prima pietra per essere benedetta nell’anno 2004, nella ricorrenza dei 50 anni dell’Asociación de Hidalgos.
Nelle pagine di Hidalguía sono riflesse tutte queste ispirazioni e le principali opere sono concretamente lì, a Madrid e a Ciempozuelos.
* VICENTE DE CADENAS Y VICENT, Medio siglo de la revista Hidalguía y alguna cosilla más, inspirada desde sus páginas, Hidalguía, mayo-agosto 2003, núms. 298-299, pp. 297-304.
[1] Nobiltà non titolata.
[2] In verità sino al 1980 alla CILANE appartenevano 2 associazioni nobiliari italiane: l’Unione della Nobiltà d’Italia (favorevole all’ingresso degli Hidalgos) e il Corpo della Nobiltà Italiana (Ndr.).
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I sistemi premiali della
Asociación de Hidalgos a Fuero de España*
Pier Felice degli Uberti
L’Asociación de Hidalgos a fuero de España[1], sorta in Spagna a Madrid il 3 novembre 1954 con lo scopo di creare una associazione volta a far riconoscere giuridicamente, come lo fu sino al 1834, la numerosa nobiltà “non titolata”, è oggi considerata l’unica associazione nobiliare spagnola di carattere nazionale che raccoglie in sé tutta la nobiltà, sia titolata che non titolata.
L’Asociación de Hidalgos con oltre 6.000[2] associati costituisce la più numerosa fra le Associazioni nobiliari aderenti alla CILANE (organizzazione che raggruppa le associazioni più rappresentative di ogni Nazione – una sola per Nazione – fra la quasi totalità delle associazioni nobiliari d’Europa), ed è l’unica sovrannazionale avendo giunte, oltre che in Spagna, anche in gran parte di Paesi dell’antica Comunidad Hispanica come ad esempio in Italia, in Uruguay, in Cile, in Perù, in Porto Rico, in Argentina, in Guatemala, in Messico, in Venezuela e nelle Filippine.
A differenza di altre associazioni nobiliari europee l’Asociación de Hidalgos considera suo principio fondamentale l’universalità della nobiltà, ovvero di quella che fu sempre una classe “aperta” a nuovi apporti, pur nel rispetto di certi “diritti”; pertanto per “trasparenza” ha costantemente reso nota la “prova nobiliare” continuando la tradizione degli antichi Padron de estado, e pubblicando, unica nel mondo, la giustificazione d’ingresso dei singoli associati.
I suoi prodromi si possono leggere sull’editoriale del primo numero della rivista Hidalguía scritto da Vicente de Cadenas y Vicent il 10 giugno 1953: “Il nostro primo ricordo va alle decine di migliaia di Hidalgos che hanno sacrificato la loro vita in difesa di Dio, della Patria e del Re per costruire l’unità, la grandezza e la libertà della Spagna.
A quegli Hidalgos, che hanno portato in tutto il mondo la Fede e lo spirito cavalleresco della loro Patria.
Dedichiamo il nostro saluto a chi ha saputo indirizzarci nuovamente verso il destino storico della nazione, a chi, dopo una dura giornata, ci ha fatto ritrovare la Spagna profonda che desideravamo e che ha saputo ridare alle minoranze nazionali i valori spirituali che erano stati tolti da un governo repubblicano diviso fra l’incertezza, il ridicolo e la più grande stupidità umana. Per porre rimedio a misure così sciocche e porre riparo agli abusi commessi dal 1931, fu promulgato il Decreto del 4 maggio 1948, attraverso il quale fu ristabilita la legislazione nobiliare e reso nuovamente vigente tutto quanto era stato emanato in materia fino alla caduta della Monarchia. Decreto atteso per varie ragioni, ma principalmente per porre fine al caos esistente nell’uso dei titoli nobiliari, per i quali, legittimo o abusivo che fosse, non esisteva alcuna sanzione legale. Decreto che riconosce il culto per la profonda tradizione spagnola di concedere l’uso delle prerogative spirituali ai discendenti di coloro che, con lo sforzo del proprio braccio o con l’intelligenza, seppero aggiungere nuove glorie a quelle eterne della Patria, dove esser nobile significava essere il migliore e dove il contributo della nobiltà ai destini nazionali indicava il vertice della nostra egemonia, mentre la sua separazione o noncuranza di fronte ai problemi spagnoli significavano l’abisso e la rovina dello Stato.
Vadano i nostri voti in difesa di quell’altra nobiltà spagnola, così peculiare e oggi dimenticata, che è stata base e fondamento della nostra supremazia universale e che, insieme con quella titolata, ha portato i nostri stendardi per tutto il mondo. Essa fu maestra nelle lettere e nelle scienze, stabilì fondamenti religiosi, seppe reggere la Spagna e, quindi, l’Universo. Alziamo la nostra preghiera a chi ha saputo ridare alla Patria tante tradizioni perdute e supplichiamo affinché sia reintegrato il patrimonio spirituale ai discendenti di quella minoranza di spagnoli ai quali un governo insulso ha sottratto una denominazione secolare e tipicamente spagnola: l’Hidalguía o i suoi sinonimi, a secondo della variegata nomenclatura usata nei regni che facevano parte della Corona di Spagna.
Hidalgo vuol dire figlio di qualcosa, qualcosa da emulare, da superare nei valori spirituali che sono connessi a tale distinzione di stato, non di classe o di casta (con il significato antipatico di lotta e divisione delle sfere d’influenza), ma di forma di sentire la vita, di viverla rettamente, moralmente, dando esempio in tutto e per tutto in ogni atto della propria esistenza. Se quando esisteva la distinzione di stati, l’Hidalguía era uno di essi, la pretesa di farla rivivere deve necessariamente basarsi sui principi dello spirito cavalleresco, fornendo esempio e norma ad un’Umanità vacillante fra il caos ed il materialismo e l’ordine e la spiritualità, mantenendo vivo il modello di servizio e sacrificio, l’onore, la dignità e il rispetto per le tradizioni familiari, base e fondamento delle nazioni; sono questi gli orientamenti che dovranno guidare la vita attuale così come essi costituirono esempio per quegli Hidalgosche attraverso la nostra storia, tradizione, letteratura ed epica sono giunti fino a noi per ricordarci una serie di valori spirituali che solo una generazione moderna, quella del 1936 – come ricordavano e riconoscevano pochi giorni fa – ha saputo raccogliere e far rivivere per la salvezza della Patria e la riconquista spirituale dei principi della comunità ispanica.
L’Hidalgo spagnolo, personificazione dell’altruismo, della rinuncia, del sacrificio, della fede, dell’austerità, è stato, è e sarà l’anima della Spagna. Per mantenere la tradizione e sforzarsi di compiere il legato spirituale dei suoi antenati, per perseverare nelle virtù e anche nelle caratteristiche della sua Casa, egli, basandosi sugli eterni principi della Chiesa e attraverso le armi, la nobiltà, le arti, le scienze, l’agricoltura e l’industria, fondò le colonne dell’Impero spagnolo. Adesso, nel volgere lo sguardo selettivo verso il passato nell’intento di trovare le nostre tradizioni secolari impregnate di ispanismo, non si può dimenticare quella minoranza di spagnoli che sono stati gli artefici della Storia di Spagna durante più di sette secoli consecutivi e che, dopo poco più di un secolo, sono stati l’unica barriera positiva contro la nuova invasione dei concetti che negano il Cristianesimo e la Patria.
Perciò supplichiamo chi, giorno per giorno, sta forgiando la Spagna moderna, basandosi sulle più antiche e feconde tradizioni spagnole, di riabilitare il titolo di Hidalgo come nobiltà non titolata e si conceda qualche compensazione o soddisfazione spirituale per quei discendenti di coloro che hanno fatto tanto per la Spagna, a Oriente come a Occidente delle Colonne d’Ercole. Un trattamento e un segno (che hanno già avuto) non sarebbe un’eccessiva concessione per ricordare quelli che hanno dato tanto per la Fede e la Patria, e questo segno e trattamento potrebbero essere un nuovo vincolo di unione per tutti i rami del tronco iberico che compongono oggi la comunità ispanica.
Il nostro saluto va agli spagnoli che, da ognuno degli antichi regni peninsulari, ci hanno suggerito lo studio e la proposta di sentirsi uniti nella realtà, come lo sono nei principi della nobiltà, che l’hidalguía dichiara e che, soltanto con una sanzione legale del Capo dello Stato spagnolo, potrebbe essere riconosciuta e creare un Corpo Collegiato Nazionale, pieno della sua tradizione storica.
Esprimiamo il più profondo riconoscimento ai sottoscrittori che, in modo spontaneo e generoso, hanno confidato in noi e, nel manifestare la nostra gratitudine, facciamo promessa di dedicarci completamente alla missione che ci siamo imposti, superando le inefficienze fino a raggiungere il meglio, per ricompensare coloro che ci hanno aiutato e spronato quando la nostra esistenza era embrionale, facendo il possibile per non deludere quelli che cercano nelle pagine della rivista qualche dato che possa essere utile o almeno di distrazione.
Inviamo inoltre un caro saluto ai nostri amici della Stampa, in modo particolare a quelli con i quali abbiamo peregrinato in tempi difficili, difendendo i principi eterni della tradizione spagnola: la Fede e l’Unità della Patria”. Infatti la rivista Hidalguía fu lo stimolo attorno al quale ruotarono e ruotano tante realizzazioni per merito del suo direttore-fondatore Vicente de Cadenas y Vicent.
Realizzazioni sociali
L’impegno assunto al suo nascere è stato onorato in cinquant’anni di attività e sono nate concrete realizzazioni sia nel sociale che nel culturale:
– il Colegio Mayor Universitario Marqués de la Ensenada, sorto nel 1965 e situato nella città universitaria di Madrid è riservato agli studenti più meritevoli, che in base alla media scolastica ricevono dalla associazione numerose borse di studio;
Colegio Mayor Universitario Marqués de la Ensenada
– la Casasolar Santo Duque de Gandia, sorta nel 1975 a Madrid, è una casa di riposo per anziani fra le più esclusive della Spagna (una specie di residence a quattro stelle);
Casasolar Santo Duque de Gandia
– la Casaquinta Vita Natural Durante, sorta nel 1999 rappresenta un’altra residenza per anziani con ben 400 posti (di cui addirittura 200 per non autosufficienti);
Casaquinta Vita Natural Durante
– le Ediciones Hidalguia, che tramite il patronato Miguel de Aranegui editano la rivista bimestrale Hidalguia, la Gacetilla del Estado de Hidalgos con cadenza mensile, e numerose altre pubblicazioni (un catalogo di 400 titoli) fra cui l’Elenco de Grandezas y Titulos Nobiliarios Españoles con uscita annuale (che è l’elenco più completo ed aggiornato della nobiltà titolata spagnola).
L’Associazione offre sconti ai propri associati sino ad un 40% in base alla loro anzianità e distribuisce borse di studio e aiuti agli studenti meritevoli; un’altra caratteristica meritoria assai insolita è la concessione di prestiti agli associati “sulla parola” (sempre onorati).
Tutto ciò potrebbe apparire normale se fosse stato realizzato in cinquant’anni da un’impresa commerciale che rimarrebbe comunque medio piccola, anche se rivolta a nicchie di mercato in crescita e di largo margine e interesse, quali: gli anziani, gli studenti e l’editoria specialistica; ma tutto questo diviene meraviglioso e incredibile se si considera che è stato realizzato senza alcun aiuto da parte dello Stato, unicamente con i mezzi che un normale affidamento bancario ha potuto fornire.
Vicente de Cadenas y Vicent
Vicente de Cadenas y Vicent con S.A.R. l’Infante Don Carlos, Duca di Calabria e il Conte della Revilla
L’ispiratore ed il realizzatore di tutto questo immenso lavoro è Vicente de Cadenas y Vicent, che con la forza che deriva dal totale disinteresse economico è stato capace di concretizzare un bellissimo ideale, pagato con il sacrificio di un immenso lavoro quotidiano e con sforzi che oltrepassano il normale dovere! Solo quest’Uomo, che non ha mai voluto accettare compromessi, e che va considerato unico e inimitabile, è l’artefice di queste realizzazioni, personificazione visibile di quell’hidalgo che la cultura cervantina ha voluto tramandarci nel tempo.
I sistemi premiali
L’Asociación de Hidalgos ha come sua caratteristica essenziale la sobrietà e mai ha inventato per sé divise o mantelli (a differenza di alcune corporazioni nobiliari regionali spagnole che hanno ripreso uniformi e mantelli usati precedentemente alla loro reale fondazione) ritenendoli privi di nesso con la storia dell’hidalguia spagnola, che mai ha fatto uso di particolari uniformi distintive; tuttavia nel corso degli anni sono stati pensati e dopo qualche tempo realizzati due sistemi premiali: le Hojas de Roble para acolar a las mandobles come riconoscimento da assegnarsi durante la vita e il titolo di Benemerito da concedersi agli associati defunti.
Le Hojas de Roble
Decorazione delle Hojes de Roble
Nel 1965 durante la XII Assemblea Alfonso de Zayas y Bobadilla, Marqués de Zayas lanciò l’idea di creare un particolare distintivo affinché venissero diversificate dagli altri associati quelle persone che più di altre avevano lavorato alacremente e con successo nel perseguimento dei fini della Associazione.
I dirigenti dell’Associazione erano tutte persone sobrie e poco interessate a fare sfoggio di distinzioni esteriori, e quindi non vedevano di buon occhio l’idea di creare qualcosa che distinguesse visivamente l’uno dall’altro i membri, perché fra i membri dell’Associazione non esiste alcuna differenza (al contrario di altre associazioni nobiliari dove il re di Spagna è sempre membro onorario, negli hidalgos egli è un semplice associato esattamente come tutti gli altri).
Nel 1970 il Marqués de Zayas ideatore di questa distinzione onorifica morì senza vedere ancora realizzata la sua proposta, già approvata dall’Assemblea.
Fu solo durante la Junta Directiva del 30 dicembre 1971 a proposta del presidente S.A.R. D. Carlos de Borbón, Duque de Calabria che venne dato effetto all’accordo della XII Assemblea, creando un distintivo dove i mandoppi (simbolo dell’Associazione) venissero accollati a due rami d’alloro con lo scopo di distinguere quegli associati che avessero contratto con l’Associazione meriti veramente straordinari.
I primi ad ottenere la distinzione furono: Manuel de Aranegui; Vicente de Cadenas; Luis Coronel de Palma, Marqués de Tejada; Luis Lagaz e Antonio de Vargas-Zuñiga, Marqués de Siete Iglesias.
La concessione delle Hojas de Roble avviene su proposta fatta dal Consejo Asesor all’Assemblea generale nel seguente modo: “dopo aver deciso la creazione di questa distinzione per rendere manifesti gli speciali servizi realizzati dagli associati in favore della nostra Corporazione, il Consejo Asesor avendo osservato il continuo e disinteressato lavoro svolto da alcuni dei nostri compagni per molti anni in favore delle nostre attività, in virtù delle sue attribuzioni ha la soddisfazione di proporre all’Assemblea la concessione delle Hojas de Roble da accollarsi ai mandoppi ai seguenti associati…” .
L’Assemblea generale, che si tiene una volta all’anno, delibera la concessione della distinzione, ma perché le proposte sono rare la concessione non avviene a tutte le assemblee. Naturalmente le Hojas de Roble non attribuiscono nessun privilegio o diversità di trattamento rispetto agli altri associati.
Dal 1971 al 2004 sono state concesse solo 102 Hojas de Roble su 5850 associati, ovvero meno del 2%.
Benemerito della Asociación de Hidalgos
Facendo un bilanco dei 50 anni di esistenza si può affermare che sono stati raggiunti tutti gli obiettivi proposti dai fondatori ad eccezione di quello di ottenere il riconoscimento giuridico della nobleza llana, che è sempre stata la protagonista anche silenziosa della storia spagnola.
Liliana de Cadenas Guastini (1915-1980)
Con il passare degli anni l’Associazione ha visto lentamente scomparire ad uno ad uno i suoi fondatori, molti dei quali attivamente lavorarono affinché venissero raggiunti gli scopi per cui venne fondata. Dopo la cooptazione nella CILANE, e dopo il successo delle prime giornate della gioventù organizzate dalla CILANE tramite l’Asociación de Hidalgos con l’intento di creare opportunità di conoscenza ed incontro fra i giovani della nobiltà europea, nel 1981 durante la XXIX Assemblea venne decisa e subito attuata la creazione di una designazione onorifica denominata Benemérito de la Asociación de Hidalgos, destinata agli Associati defunti che durante la loro vita abbiano acquisito particolari e straordinari meriti prestando rilevanti servizi all’Associazione. Un modo per ringraziare in forma postuma e non far dimenticare i pionieri di questa splendida realtà. I primi benemeriti dell’Associazione furono: S.A.R. l’Infante D. Fernando de Baviera y Borbón; D. Manuel de Aranegui; D. Luis Lacambra; D. Arturo Roldán; D. Fray Justo Pérez de Urbel; D. Francisco de Cadenas y Vicent, conde de Gaviria e D. Alfondo de Zayas, Marqués de Zayas. La distinzione consiste nell’iscrivere il nome nel registro dell’Associazione destinato a tale scopo e commissionare un quadro dei benemeriti da sistemare nei locali dell’Associazione in Madrid. Dal 1981 al 2004 hanno ottenuto il titolo di Benemerito solo 33 associati.
Bibliografia
Vicente de Cadenas y Vicent, Notas para la historia de l’Asociación de Hidalgos, Madrid, Hidalguía, 2004.
* Da Il Mondo del Cavaliere, numero 16, ottobre-dicembre 2004, pp. 99-103.
[1] L’Associazione, i cui statuti furono approvati dal Ministero degli Interni il 5 agosto 1956, fu dichiarata di pubblica utilità (con accordo del Consiglio dei Ministri del 1° aprile 1967), di interesse sociale per le sue opere (con Decreto del 6 maggio 1964 e Ordine Ministeriale del 22 giugno 1970), fu riconosciuta come entità di carattere sociale il 20 giugno 1989 ed infine accreditata a sfruttare i benefici fiscali stabiliti dalla legge 30/1994 sulle Fondazioni per risoluzione del Dipartimento di Gestione Tributaria del Ministero dell’Economia y Hacienda del 25 aprile 1996.
[2] I primi associati i cui motivi d’ingresso furono approvati dalla Junta de Probanza il 26 marzo 1955 sono: S.A.R. D. Fernando M. de Baviera y de Borbón, Infante de España; D. Luis Pérez de Guzmán y Sanjuan, Marqués de Lede, Grande de España; D. Antonio deVargas-Zúñiga y Montero de Espinosa, Marqués de Siete Iglesias; S.A.R. D. Luis de Baviera y de Borbón, Infante de España; D. Ricardo Fernando García de Vinuesa y Novales; D. Julio de Atienza y Navajas, Barón de Cobos de Belchite; D. Pablo Merry del Val y deAlzola, Conde del Valle de San Juan; D. Vicente de Cadenas y Vicent; D. Alberto de Mestas y García; D. Alfonso de Zayas y Bobadilla, Marqués de Zayas; D. Francisco Javier de Castilla y Salazar, Conde de Torre Cossio; D. Diego Muñoz-Cobo y Muñoz-Cobo; D. Francisco Sáenz de Tejada y Olozaga; D. Orencio de Millaruelo y Clemente; D. José M. Gómez y Alcalde.
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